NATURA E AVVENTURE

DA SCOPRIRE

DELTAPLANO SENZA MOTORE

DELTAPLANO SENZA MOTORE

volo libero e biposto turistico




CICLOTURISMO SPORTIVO

CICLOTURISMO SPORTIVO



Escursioni guidate con piccole nozioni di tecnica per godersi al meglio l'esperienza.

Si possono studiare ciclo escursioni in base alle richieste ed alla preparazione atletica.


IL PARCO EQUITURISTICO DELLA VAL DI COMINO

A piedi, a cavallo, in bike. Solo così puoi guardare con attenzione. Sentieri battuti da nessuno, paesi che si allontanano e si avvicinano pianissimo e sembrano riassunti in una striscia di colore pastoso. L'odore della terra sulle pietre, il suono dell'acqua, la brezza tra gli alberi, il mormorio della natura. La roccia che ha il colore del sole meridiano, il rosa tenue delle aurore, il giallo delle gemme, il turchese del cielo che vola basso sulla straordinaria bellezza della Val di Comino.

La valle di Comino è situata, in Ciociaria, a ridosso dell'Appennino abruzzese del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Corrisponde grosso modo all'alto bacino del fiume Melfa, che l'attraversa sfociando nella valle del Liri attraverso una gola erosa nei calcari del monte Cairo.

L'origine del nome, secondo una tradizione consolidata, più volte messa in discussione, risalirebbe alla città di Cominium, di cui Tito Livio e Dionigi di Alicarnasso narrano la distruzione nel 293 a.C., durante la terza guerra sannitica. Anche se in nessuna epigrafe di epoca romana rinvenuta nella zona appare il nome della città, nel Medioevo l'intera valle era già denominata “Comino” nei documenti, e con questo nome è presente negli scritti di Flavio Biondo e Leandro Alberti. Il nome è sempre sopravvissuto nell'uso popolare, e compare nella denominazione ufficiale di San Donato Val di Comino, della XIV comunità montana "Valle di Comino" e dell'Unione dei comuni".

Cavalcare, pedalare e camminare in 130 km (tutti collegati fra loro) in percorsi e aree incontaminate della Valle di Comino. I percorsi, qui indicati, si prestano anche ad un utilizzo senza guida. Con un accompagnatore sono possibili partenze da luoghi diversi, abbinare più percorsi e località insieme ed organizzare anche uscite di più giorni.


CORTIGNALE FOSSA MAIURA

CORTIGNALE FOSSA MAIURA

percorso ad anello A/05



Partendo dal borgo abitato di S.Onofrio di Alvito si raggiungono i due paesi fantasma “Cortignale” e “La capputine”, abitati fino a fine 1800, portano ancora le tracce indelebili di una vita rurale con costruzioni in pietra con annessi ricoveri per animali.

Proseguendo, dopo aver passato la valle di Pratola, si raggiunge un paesaggio mozzafiato con la più grande dolina carsica d’Europa “Fossa Maiura”, con una circonferenza superiore di circa 3 km ed una profondità di circa 250 m.

Sono tragitti antichi, in cui le ‘arterie’ prendono la forma di sentieri che a volte lambiscono le forre montane, altre sfociano in ampie vallate verdissime di graminacee selvatiche, soffioni e fiori di campo. Di particolare interesse, a voler fare una sosta per rifocillare la cavalcatura o semplicemente per godere della bellezza del posto, le costruzioni. Tutto il fascino dell’architettura agro-pastorale del XIX secolo è concentrata in quei muri austeri, di pietre tenute insieme dalla stessa calcina con cui, più a valle, vennero ricostruite le abitazioni dopo il grande terremoto della Marsica.

Fossa Maiura e’ un unicum. La dolina ha la forma di un titanico cono rovesciato a cui fanno orlo i cespugli e gli alberelli tenaci di carpine, che sfidano la gravità con le loro radici quasi in verticale. Dalla sommità è possibile rendersi conto non solo della bellezza impressionante del sito, ma anche del senso di precarietà che esso immette nell’animo. Le pareti interne della dolina, infatti, sono friabili e scoscese, al punto che sono visibili le rastremature di decine e decine di canali che le acque hanno scavato nel corso dei secoli. Le case antiche di Cortignale sono poco distanti, e la solidità di quelle abitazioni adibite a corte invernale per gli armenti, contrapposta al fragile equilibrio della dolina, creano uno spettacolo impressionante e di effetto assoluto.


COLLI DELLA VALLE

COLLI DELLA VALLE

percorso parziale andata e ritorno A/08



Partendo dagli impianti sportivi di Alvito si transita nella bellissima pianura un tempo famosa per la coltivazione del miglio e si raggiunge la zona tipica e famosa per le coltivazioni del vino Cabernet (Atina d.o.c.). Passando tra le vigne più importanti ed estese, si resta stupiti per la bellezza che ci mostra il paesaggio.

Quel grosso pianoro, da cui una volta campeggiavano i ciuffi giallo verdi e penduli del miglio, è l’anticamera di un luogo di fiaba che la natura ha disegnato, ma dove l’uomo ha messo l’impalcatura: è la terra del Cabernet di Atina. Le vigne sono basse e disegnano simmetrie a losanga stupende, in estate la fruttificazione ha ancora quello stadio precoce che sembra annunciare le note di mora del meraviglioso vino d.o.c. che verrà spillato come nettare.

Il tramonto in quelle piccole convessità delle colline incastonate fra i monti è uno degli spettacoli più belli e coinvolgenti in assoluto della parte montana della Ciociaria, quella che ad ovest si affaccia sul Parco e sull’Abruzzo.

Ogni scenario che si incontra è un'ode al miracolo del mondo, frammenti e riassetti in una disordinata perfezione senza confini.


VALLE MOZZA FOSSA MAIURA CASTELLO CANTELMO

VALLE MOZZA FOSSA MAIURA CASTELLO CANTELMO

percorso ad anello A/01



Partendo dal “Ponte Storto” in Via di Valle Donica si entra nella Valle Mozza. Attraversando le Rave di Sansone (dove una leggenda colloca l’ultima resistenza dei sanniti ai romani), formazioni rocciose di colore rosso, si prosegue fino a lambire l’abitato di Sant’Onofrio per raggiungere la Piana di Pratola posta a circa 1000 metri di altezza.

Transitando su uno dei versanti di Fossa Maiura si può arrivare ad affacciarsi su una vista panoramica mozzafiato del lago di Posta Fibreno (Riserva Naturale).

Si inizia la discesa e finalmente si intravede, tra il verde lussureggiante, il Castello Cantelmo, maestoso per la sua imponente figura che sovrasta il borgo e l’intera Valle di Comino. Il castello è aperto e visitabile; su richiesta e con un accompagnatore (solo in certi periodi dell’anno) è visitabile “la Grotta del Generale” dove il comando tedesco stabilì nella seconda guerra mondiale il suo punto di osservazione sulla Linea Gustav.

Prima di rientrare si prosegue tra i castagneti passando sul luogo in cui un partigiano (Giuseppe Testa) fu fucilato sul finire della seconda guerra.

Si va in bici o a cavallo e, d’un fiato solo, si incontrano gioielli veri: il gioiello incastonato del Lago di Posta Fibreno e le Rave di Sansone. Sono luoghi magici, in particolare il secondo, che viene descritto minuziosamente in alcuni manoscritti spuri di epoca romana tardo imperiale e in alcuni fragmenta della monumentale storia di Tito Livio: pare che nella secolare guerra fra romani e sanniti, culminata con le battaglie di Aquilonia, due tribù di sanniti picchieri resistettero alla forza delle coorti di montagna di Roma. E lo fecero anche con l’aiuto degli indomiti esuli ernici, maestri di frombola e camuffamento con i cappucci di pelle di lupo che portavano. La grotta del generale è a sua volta citata in molti testi sulle battaglie lungo la Linea Gustav. Pare che fu proprio da essa che i mortaisti delle due divisioni Fallshirmjager tedesche, i famigeratI ‘Diavoli Verdi’, riuscirono a vergare le mappe e le tavole balistiche per opporre un tiro micidiale di obici all’avanzata della V armata del generale Clark.


COLLI DELLA VALLE (mezza giornata)

COLLI DELLA VALLE (mezza giornata)

percorso ad anello A/08



Partendo dagli impianti sportivi di Alvito si transita nella bellissima pianura un tempo famosa per la coltivazione del miglio e si raggiunge la zona tipica per le coltivazioni del vino Cabernet (Atina d.o.c.).

Passando tra le vigne più importanti ed estese, si resta stupiti per la bellezza che ci mostra il paesaggio. Si sale e si scende per raggiungere il fiume di Rio Molle. In questa valle incantata si ritorna al punto di partenza ma fermandosi obbligatoriamente a visitare il santuario di San Rocco e la Fontana dei Monaci.

 Percorsi da vivere assecondando la disciplina dell'acqua, come pagine da sfogliare di un libro in cui l'accadimento puro vince sulle pretese della trama.


ALVITO-RISERVA NATURALE DEL LAGO DI POSTA FIBRENO

ALVITO-RISERVA NATURALE DEL LAGO DI POSTA FIBRENO

percorso andata e ritorno A/01-P01



Partendo dal “Ponte Storto” in Via di Valle Donica si entra nella Valle Mozza. Attraversando le Rave di Sansone (dove una leggenda colloca l’ultima resistenza dei sanniti ai romani), formazioni rocciose di colore rosso, si prosegue fino a lambire l’abitato di Sant’Onofrio per raggiungere la Piana di Pratola posta a circa 1000 metri di altezza.

Dopo aver lambito Fossa Maiura si scende attraversando la Riserva Regionale Naturale del Lago di Posta Fibreno e il lago stesso. È una visione incantevole e la sua bellezza è ben conosciuta. Si tratta di un lago sorgente e ricco di trote e gamberi di fiume. Non perdetevi un giro in pedalò.

Si riprende la via del ritorno, e con un guida si possono fare percorsi alternativi.


ALVITO-CAMPOLI AREA FAUNISTICA DELL'ORSO MARSICANO

ALVITO-CAMPOLI AREA FAUNISTICA DELL'ORSO MARSICANO

percorso andata e ritorno A/01-C01



Partendo dal “Ponte Storto” in Via di Valle Donica si entra nella Valle Mozza. Attraversando le Rave di Sansone (dove una leggenda colloca l’ultima resistenza dei sanniti ai romani), formazioni rocciose di colore rosso, si prosegue fino a lambire l’abitato di Sant’Onofrio per transitare vicino due fontanili antichi (Fontana Rosa e Fontana Lepore) utilizzati per abbeverare i bestiami nella transumanza dai pascoli collinari a quelli in quota.

Si raggiunge Valle Carbonara e percorrendo il percorso C01 si raggiunge il bellissimo centro storico di Campoli Appennino, famoso per i suoi tartufi.

Non perdete la visita all’Area Faunistica dell’Orso (su prenotazione).


ALVITO-RIFUGIO DI CAPODACQUA

ALVITO-RIFUGIO DI CAPODACQUA

intera giornata percorso andata e ritorno A/01-A/03



Partendo dal “Ponte Storto” in Via di Valle Donica si entra nella Valle Mozza. Attraversando le Rave di Sansone (dove una leggenda colloca l’ultima resistenza dei sanniti ai romani) formazioni rocciose di colore rosso. Si prosegue fino a lambire l’abitato di Sant’Onofrio per transitare vicino due fontanili antichi (Fontana Rosa e Fontana Lepore) utilizzati per abbeverare i bestiami nella transumanza dai pascoli collinari a quelli in quota. Si raggiunge Valle Carbonara da dove si prosegue entrando in gole rocciose fino a raggiungere il rifugio e la sorgente di Capodacqua.


ALVITO-RIFUGIO DI VAL LATTARA

ALVITO-RIFUGIO DI VAL LATTARA

intera giornata percorso andata e ritorno A/01-A/04



Partendo dal “Ponte Storto” in Via di Valle Donica si entra nella Valle Mozza. Attraversando le Rave di Sansone (dove una leggenda colloca l’ultima resistenza dei sanniti ai romani), formazioni rocciose di colore rosso, si prosegue fino a lambire l’abitato di Sant’Onofrio, si raggiunge la località di Tolugno e attraversando Verdece (insediamento rurale di pastori) si raggiunge Fosso del Nibbio così denominato per la presenza appunto del nibbio.

Da qui si entra nel Sentiero Del Parco NALM e camminando tra maestosi pini si raggiunge il rifugio di Vallattara a circa 1700  metri.

I posti frequentati dai rapaci sono posti che assicurano di primo impatto due cose: bellezza assoluta e predominio della natura. In quelle pinete austere non è raro sentire all’improvviso il grido stridulo e lontano del più comune fra i piccoli rapaci del centro italia, un uccello che però sempre più spesso è fatto oggetto di indiscriminati colpi da parte dei cacciatori. Dai ruderi di Vardece si possono ammirare anche le evoluzioni maestose del biancone, grande cacciatore di serpenti, e delle grosse e massicce poiane calzate, ma è nella pineta che si può fare con un buon margine di probabilità l’incontro più emozionante: quello con il signore del bosco, l’astore, uno dei rapaci in assoluto più belli ed imponenti del pianeta.


ALVITO-LA VALLE DI PIETRA VALENTE (LA VALLE CHE VALE)

ALVITO-LA VALLE DI PIETRA VALENTE (LA VALLE CHE VALE)

intera giornata percorso andata e ritorno A/01-A/02



Partendo dal “Ponte Storto” in Via di Valle Donica si entra nella Valle Mozza. Attraversando le Rave di Sansone (dove una leggenda colloca l’ultima resistenza dei sanniti ai romani), formazioni rocciose di colore rosso, si prosegue fino a lambire l’abitato di Sant’Onofrio, si sale quindi verso Valle Massima, così chiamata per la presenza di una distesa in quota collinare; da Campo Piano si attraversano i Due Ponti (detti “Tre Ponti inferiore - Tre Ponti superiore”, nome preso dal numero delle arcate in pietra che li sorreggono).

Sul sentiero che porta verso Pietra Valente si resta affascinati dalla flora e dalla fauna che si può incontrare. Arrivati a Pietra Valente, 1600 m., si vedono ancora i resti di vecchi stazzi di gregge e capanni a pietra risalenti alla fine del 1800. Qui, inoltre, si può visitare la Chiavica (un ghiacciaio sceso oltre i 50 metri di profondità), ormai, una crepa sulla roccia dove, nel 1950, veniva prelevato il ghiaccio che veniva portato a valle con gli asini.

La Chiavica rappresenta una vera chicca. Essa divenne con il tempo un vero e proprio ‘Opificio del Ghiaccio’ a seguito della discesa del ghiacciaio. Quel ghiaccio serviva anche a curare nell’immediato le fratture e le contusioni delle cadute in montagna e, secondo le testimonianze dei pastori, che in quelle zone creavano i loro meravigliosi formaggi erborinati, serviva anche per creare impiastri grattugiati assieme a foglie di crescione di torrente ed aglio ursino, impacchi da applicare sulle teste e sulle schiene degli agnelloni attaccati dai lupi e dalle aquile che discendevano il gradiente dei monti in cerca di cibo.


ALVITO-PESCASSEROLI SUL PERCORSO SIPARI

ALVITO-PESCASSEROLI SUL PERCORSO SIPARI

due giorni andata e ritorno A/01-A/03 poi Sentieri Parco Nazionale C1-C3



Il percorso che collega Alvito a Pescasseroli è stato dedicato, dal Parco Nazionale Lazio Abruzzo Molise insieme ai cavalieri dei tratturi della Valle di Comino, al fondatore del Parco Nazionale: Erminio Sipari. Era il collegamento tra l’Abruzzo e il Lazio per scambi culturali e commerciali.

Si parte sempre dal “Ponte Storto” in Via di Valle Donica per raggiungere Val Lattara, dove è possibile fare una sosta presso il rifugio per riposarsi.

Il percorso continua verso Pescasseroli con i sentieri del PNALM e raggiungendo il valico di Monte Tranquillo, posto a circa 1900 m., si entra nel versante abruzzese. Scendendo si ammira il Santuario della Madonna di Monte Tranquillo (ogni anno nell’ultima domenica di luglio si festeggia la Madonna di Monte Tranquillo. I cavalieri di Pescasseroli portano la madonna in processione dal paese al santuario e i cavalieri della valle di Comino salgono per la messa e la benedizione). Si prosegue, quindi, verso Pescasseroli. Il ritorno è previsto per il giorno successivo, sempre con la sosta pranzo (al sacco) presso il rifugio di Val Lattara.

 

Percorrere a cavallo l’ultimo snodo che dalla Val di Comino immette nel Parco è un’esperienza unica. Lo è perché’ l’ultimo tratto è un capolavoro, godibile appieno dall’arcione degli affidabili bai e castroni messi a disposizione dei viaggiatori.

Il santuario di Monte Tranquillo sembra un gioiello sperso in mezzo alle felci, punteggiate ad ogni tornante da grosse infiorescenze di genziana, e il rifugio di Val Lattara sorge all’improvviso alla base di una collinetta a gradiente leggero, dove pian piano il pascolo sfuma nei faggi e nelle querciole, annunciato da un vero tripudio di cardo e mentastro che rende l’aria profumata e balsamica.

Mangiare una fetta di formaggio dopo aver raggiunto il rifugio, e preparandosi al cimento finale, è un’esperienza da portare con sé e custodire con gelosia assoluta.

La luce tra gli alberi è sangue che ribolle di dedizione per questi luoghi, in bilico sullo strapiombo di una gioia senza ombre, implacabile.


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